Con il termine imagination materiélle Gaston Bachelard indica lo studio delle forme dell’immaginazione legate ai quattro elementi della natura: fuoco, acqua, aria e terra. L’immaginazione è per Bachelard strettamente collegata alla materia e le immagini che l’analisi tematologica rianima illustrano la filosofia dei quattro elementi che la scienza antica ha tramandato.

La ripresa degli elementi primordiali e dei relativi temperamenti umani (collerico, flemmatico, sanguinico e malinconico) in relazione alle tematiche della facoltà immaginativa costituisce, all’interno della visione filosofico-epistemologica di Bachelard, il tentativo di restituire unità al cosmo parcellizzato della scienza novecentesca e la possibilità di definire i campi dell’attività del soggetto savant e rêveur (che conosce e che immagina).

Nella direzione di una fantastica trascendentale auspicata dai romantici tedeschi, mirante alla definizione delle possibilità dell’immaginazione, Bachelard traccia i confini della rêverie. In linea con il Phantasieren freudiano, la dimensione diurna e attiva della dimensione immaginativa è intesa nell’alternanza al sogno notturno. L’attività della rêverie si verrà specificando nel corso dell’opera bachelardiana trasformandosi da semplice prolungamento diurno del sogno (Bachelard 1938) in sublimazione dell’inconscio (Bachelard 1960). La surrealtà dell’immaginario che si determina come livello ulteriore della realtà si ottiene tramite un’elevazione in una dimensione spirituale, liberata dalla repressione delle pulsioni e lontana dalle scorie corporee. Alla surrealtà del soggetto immaginante corrisponde un complementare surrazionalismo del soggetto conoscente. L’accordo con il surrealismo sulle tematiche della forza delle immagini e della funzione di irrealtà viene sospeso nell’abbandono assoluto al sogno, tema molto caro ai surrealisti. Per Bachelard l’attività fantastica dell’immaginazione è sempre legata al linguaggio e alla coscienza e va comunque guidata per evitare che ricada nelle pulsioni inconsce e per evitare che oltrepassi la soglia della dissoluzione della coscienza.

Gli ambiti dello scienziato e del poeta, del savant e del rêveur, possono essere compresi da uno sguardo filosofico che per Bachelard si traduce nel progresso della conoscenza scientifica. Alla difesa della ragione e delle sue capacità,  che hanno interessato lo scienziato Bachelard fino agli anni Trenta, si aggiunge una curiosità per i poteri dell’immaginazione che esulano dal campo strettamente razionale. Lo studio dell’immaginazione materiale nasce dal programma epistemologico di riportare alla ragione l’irrazionale e gli errori che la scienza ha compiuto nel corso della storia. Le successive opere di Bachelard ripiegate verso la definizione delle poetiche dello spazio, della rêverie, della fiamma della candela (Bachelard 1957, Bachelard 1960, Bachelard 1961) e verso la costituzione di un soggetto che trova il riposo nelle immagini porteranno a un cambiamento di prospettiva anche se non a una trasformazione radicale delle questioni epistemologiche. Il savant e il rêveur sono due dimensioni complementari dell’uomo che non si cancellano o si superano reciprocamente ma che possono essere indagate o vissute dallo stesso soggetto anche se in tempi diversi. Ciò che invece viene superata è la datità naturale, nei due modi della scienza  e della poesia, della surrealtà e del surrazionalismo.

L’oggetto della rêverie che si delinea nella successione dei saggi composti da Bachelard dal 1938 al 1948 sono le immagini immaginate, quelle che si compongono nell’atto della loro realizzazione. E ciò avviene sia nel momento della produzione poetica, quando la materia si rivitalizza nelle immagini composte, sia al momento della seconda lettura qando l’immagine si rianima nel contatto diretto con la materia che la sostanzia. Gli elementi materiali sono per Bachelard “gli ormoni dell’immaginazione” e l’immagine diventa il soggetto dell’attività dell’immaginazione creatrice (Bachelard 1943). Come l’archetipo junghiano l’immagine immaginata, da distinguere da quella che riproduce la realtà semplicemente rappresentandola, si presenta all’uomo e rianima l’aurorale originarietà del legame con la materia naturale. Come i miti originari l’immagine è già simbolo in sé sin dal principio, e come essi si rivolge principalmente alle costanti universali e pertanto al versante naturale dell’uomo.

Il ciclo di studi dedicati da Bachelard all’immaginazione materiale costituisce il progetto di una metafisica dell’immaginazione. Lo studio della bellezza profonda della materia, e non delle sue forme, fonda sia l’attività immaginativa sia la sostanza delle immagini.

Sarà la psicanalisi della conoscenza oggettiva a provvedere al reperimento e alla rimozione degli ostacoli e degli errori che  nel corso della storia il soggetto conoscente ha incontrato. È in questa direzione che deve intendersi la prima tappa della costituzione dell’analisi dell’immaginazione materiale. Il primo studio è dedicato alla psicanalisi del fuoco, cioè alle immagini soggettive, affettive e di conseguenza erronee, che non hanno permesso il regolare sviluppo della scienza termica (Bachelard 1938). Nella prima analisi Bachelard individua nei miti e nella letteratura le filie o le fobie che si legano strettamente all’immagine del fuoco e che impediscono alla scienza in modi altrettanto forti di andare avanti. Qui ancora il termine immaginazione è legato alla forza psichica della produzione delle metafore che, ordinate in successione, indicano lo spirito poetico. In ogni poeta è possibile riconoscere una legge psichica o complesso che si fissa preferibilmente su uno specifico elemento naturale. Bachelard individua nei soggetti mitologici e negli spiriti poetici i complessi attivi o passivi legati alla comune immagine materiale. Per esempio, il complesso di Prometeo e di Empedocle sono collegati rispettivamente a immagini del fuoco che brucia o dal quale si viene bruciati, a soggetti che usano il fuoco o lo subiscono.

Le cadute soggettive e affettive che andrebbero rimosse per il Bachelard epistemologo vengono trasformate, nel volume dedicato alle immagini acquatiche, nei sogni primordiali legati all’elemento naturale (Bachelard 1942). Si fa chiara la distinzione tra l’immaginazione materiale e quella dinamica, intese come il maschile e il femminile delle acque, o ancora  tra quiete, stasi, da un lato, e irruenza, violenza, dall’altro. Inoltre a partire dal secondo studio più propriamente di estetica letteraria,  l’immaginazione materiale si lega anche ai temperamenti. Definendo una specifica poetica per ogni tipo psicologico si approfondisce l’idea che ogni forma dell’immaginazione sia legata a una materia e che a un poeta corrisponda un preciso orizzonte di immagini impiegate. L’elemento materiale si definisce come “il buon conduttore della continuità dello  psichismo” (Bachelard 1943, p. 18).

Le immagini verticali dell’ascensione e della caduta legate all’aria sono invece sottolineate come la valorizzazione per definizione, così che diventano “le più naturali tra le metafore visive” (p. 12). Viene inoltre introdotta nel terzo studio la specificità dell’immagine letteraria e soprattutto la specificità dell’immagine “come soggetto del verbo immaginare”, come attività del poeta più che della mitologia o della storia. Ma sopratutto va sottolineato che nello studio delle immagini aeree Bachelard abbandona definitivamente un approccio psicanalitico dell’interpretazione per abbracciare un modo fenomenologico di rivivere le immagini, che sarà portato alle sue estreme conseguenze nella trilogia delle poetiche successive. Le immagini, puntuali e libere da ogni riferimento all’unità psichica dell’autore, costituiscono uno spazio di irrealtà dove poter vivere senza i limiti del determinismo freudiano e del finalismo junghiano. Non essendo esclusivamente legate a un trauma che va risolto o a una presentificazione del Sé che si pone in costante alternativa al reale, le immagini legate alle materie per Bachelard finiscono per costituire l’unica realtà dove è preferibile vivere.

Nei due volumi sulla terra la materia si presenta addirittura multiforme: è dura e molle, pasta e fango, roccia, cristallo, minerale ma anche casa, caverna, grotta, labirinto. Se il primo studio è rivolto alle qualità estroverse della terra, il secondo ripiega sulle sue qualità di introversione. Considerata come forza di volontà, che si esprime nell’attività umana, la terra si conferma al suo massimo grado come antagonista dell’uomo e dotata di un carattere dinamizzante nel dualismo energetico del soggetto e dell’oggetto. L’azione contro le cose genera per Bachelard il lavoro, così come l’azione contro l’io ha generato la psicanalisi (Bachelard 1948a). Considerata invece come intimità delle sostanze, la terra si presenta come un interesse verso l’interno delle cose. Nel secondo volume, dedicato alle immagini interiori, la direzione verso il centro della terra indica un’altra direzione della valorizzazione della verticalità, che si risolve nelle immagini del riposo, del rifugio e del radicamento (Bachelard 1948b).

Nella direzione bachelardiana della critica archetipica e psicoanalisi della cultura della materia ha lavorato inizialmente anche Gilbert Durand.  Egli ha dimostrato come la pretesa di ritrovare l’universalità delle immagini nei quattro elementi della natura sia una costruzione mitologica e pertanto sottoposta a cambiamenti e trasformazioni. La scelta dell’elemento materiale attorno al quale gira l’immaginazione del poeta non è determinata esclusivamente da tradizioni culturali ma, per esempio, anche dalle ambientazioni climatiche. Lo studio psicanalitico che Durand dedica alla neve spiega infatti che l’ambiente in cui si vive determina la conoscenza profonda di alcuni elementi materiali che incidono nella creazione delle immagini poetiche, mitiche e antropologiche. Se Bachelard aveva confessato di escludere, per esempio, le immagini del mare nell’analisi tematologica dell’acqua perché elemento estraneo al suo ambiente e del quale non riconosceva gli echi, allo stesso modo Durand privilegia le differenze legate alle variazioni fenomenologiche della neve, elemento a lui familiare (Durand 1953).

La questione in gioco è la definizione della facoltà immaginativa. Per Bachelard è essenzialmente creatrice e non si riduce alla riproduzione di percezioni ma consente la possibilità di liberarsi dalla realtà percepita, superandola. Per Durand invece la costruzione dell’immaginario, che si riconosce dai regimi che instaura nelle diverse antropologie, è filtrata dall’ambiente naturale e sociale in cui si vive oltre che dalle determinazioni psicologiche (Durand 1960). Le strutture antropologiche dell’immaginario privilegiano così la forza sulla materia o secondo le indicazioni di Leroi-Gourhan, i gesti sugli oggetti (Leroi-Gourhan 1943).

La posizione privilegiata dell’immaginazione, a metà strada tra una natura psichica e una fisica, beneficia della dimensione immaginale rivalutata negli stessi anni da Henri Corbin. Il mundus imaginalis della filosofia iraniana, in una dimensione intermedia tra intelligenze e corporeità, rivive all’interno di un più ampio progetto di metafisica narrativa (Corbin 1960).

Invece profondamente diversa nell’attegiamento rispetto al reale è la posizione di Roger Caillois che considera l’immaginazione un prolungamento della materia, una sua naturale continuazione. L’immaginazione costituisce nell’uomo quella parte istintuale che nell’animale si traduce in comportamenti e azioni, mentre nell’uomo in immagini. Tutti gli elementi della natura, dalle pietre agli esseri intelligenti, sono forme diverse del cosmo attraversate dalla stessa linfa universale. Secondo tali direttive attraverso l’immaginazione è possibile scoprire nel mondo minerale, di cui Caillois si farà il principale lettore tra gli anni Sessanta e Settanta, le risonanze e gli accordi degli esseri del cosmo. La prospettiva è diversa rispetto a Bachelard perché se lì le immagini superano la realtà in Caillois la prolungano diventando esse stesse natura.

Gli studi sull’immagnazione della materia continuano a essere feconde in molti centri di studi. Le strade intraprese intrecciano i temi dell’immaginazione della materia con l’antropologia (CRI, Grenoble), la psicologia (Ceric, Savoia), la politica, la sociologia e gli studi sul quotidiano (CEAQ, Paris) e le tematiche educative.



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Bachelard, G., 1938, La psychanalyse du feu, Paris, Gallimard; trad. it. 1973, L’intuizione dell’istante. La psicoanalisi del fuoco, Bari, Dedalo.

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