Christoph Jamme
testi



La “crisi della rappresentazione” nella filosofia contemporanea della pittura

Christoph Jamme 


Sin dall’antichità il rapporto tra filosofia e poesia è stato un tema ampiamente dibattuto. Lo stesso non può dirsi per il rapporto tra filosofia e pittura. Ciò ha motivazioni storiche. La poesia ha sempre attratto e sfidato fortemente la filosofia, dal momento che entrambe, poesia e filosofia, utilizzano lo stesso medium: la lingua. Inoltre la poesia include in parte lo scopo principale della filosofia: il sapere e la riflessione. Vi è d’altronde una ragione sociale: nell’antichità le altre arti – come la pittura e l’architettura – venivano considerate attività “artigianali” e non arti libere, e quindi non degne di riflessioni teoriche. Soltanto nel Diciottesimo secolo, dopo che nel Rinascimento le “altre” arti furono equiparate alla letteratura, si formò il concetto di “arte” al singolare e si sviluppò un’estetica in quanto teoria dell’arte. Soltanto allora anche la pittura iniziò a suscitare l’interesse della filosofia. Mentre nell’estetica di Kant, la pittura non possedeva alcun valore a causa della riduzione dell’esperienza estetica a mero giudizio di gusto, Hegel invece previde la liberazione della pittura dalle forme oggettuali e la sua trasformazione in un’arte astratta. Hegel definì la pittura la prima delle arti romantiche, ancora prima della musica e della poesia. La pittura cioè veniva considerata un’arte cristiana, il cui contenuto era il divino, e nella forma suprema Cristo stesso. 

 

(clicca sil link qui a fianco per una lettura integrale del testo)

La “crisi della rappresentazione” nella filosofia contemporanea della pittura, pdf version