Lo spazio nel cinema Zombie
TESTI



Alfonso Pinto

Lo spazio nel cinema Zombie 

Il cinema Zombie è un sottogenere cinematografico dalle caratteristiche assai singolari. A metà fra horror, fantascienza, catastrofe e apocalisse, per lunghissimo tempo è stato relegato nei margini del b-movie. Lo scopo di questa trattazione, tuttavia, non è quello di riflettere sulle diverse estetiche cinematografiche. La speranza è che ciò che seguirà sia capace di offrire un piccolo contributo ad un filone di ricerca che da poco più di un decennio unisce la settima arte e gli studi geografici. La prospettiva sarà dunque legata allo spazio, e a come esso viene rappresentato, trattato e creato da un prodotto culturale specifico. Qual è il ruolo dello spazio nel cinema Zombie? Cosa questi prodotti culturali possono dirci a proposito del territorio? Lo Zombie, nella sua rielaborazione occidentale, è una creatura profondamente urbana, e la città sembra essere il suo habitat prediletto. Potente metafora di un secolo di inquietudini dalle multiple sfaccettature, la creatura antropofaga, non-morta, è difficilmente generalizzabile. Essa muta al mutare dei suoi innumerevoli contesti. Sbarca dapprima negli states, in Europa più recentemente, e subisce costanti re-invenzioni. “Ben lungi dall’essere unicamente uno specchio deformante o grottesco della nostra condizione umana, lo Zombie è paragonabile piuttosto ad un prisma dai molteplici riflessi e il cui numero di facce aumenta secondo i tempi e i diversi immaginari”1. Prima però di addentrarci all’interno di una geografia dello Zombie, occorre chiarire alcuni punti fondamentali al fine di contestualizzare il nostro discorso all’interno di un contesto geografico. Si accennerà pertanto al rapporto cinema-geografia. Dopo una breve storia di questa curiosa creazione culturale, si passerà al nocciolo del nostro lavoro: il cinema Zombie, in particolare la filmografia romeriana che ha il merito di aver fissato i canoni principali del genere, ed infine la re-interpretazione europea del britannico Danny Boyle.

1 Bétan J., Colson R., Zombies, Paris, Les Moutons Electriques, Lyon, 2009, p.7. Tutte le traduzioni sono dell’autore.

 

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